La Campania è una regione di antichissime tradizioni vitivinicole. Geograficamente la coltivazione della vite in Campania è favorita dalla presenza di una superficie per oltre il 50% collinare e per oltre il 30% montuosa. La fascia di pianura rappresenta appena il 15% della superficie della regione.

  • Superficie vitata: 24.000 ha, di cui il 35% in montagna, 51% in collina, 14% in pianura.
  • Produzione di vino: 1.700.000 hl, di cui vini DOP 38%, vini IGP 22%, vini rossi e rosati 60%, vini bianchi 40%.
  • Denominazioni di origine per il vino: 4 DOCG, 15 DOC, 10 IGT.

La storia enologica della Campania ha origini molto antiche, precedenti all’epoca romana, ed iniziò presumibilmente con l’arrivo degli antichi Greci. Furono infatti proprio i Greci a introdurre i semi della vitis vinifera in Campania: le principali uve autoctone della regione, come Aglianico, Greco, Fiano, Falanghina, Biancolella e Piedirosso sono infatti di origine greca. Il contributo dei Greci fu fondamentale per il successo dei vini della Campania, che si registrò in epoca romana.

Durante l’Impero Romano la vitivinicoltura Campana conobbe un fiorente sviluppo ed i suoi vini vennero esportati anche fuori dalla penisola Italica. Molti dei celebri vini dell’epoca, come il Caleno, il Faustiniano e in particolare il Falerno, erano prodotti in Campania. Pompei divenne il principale centro commerciale vinicolo della Campania. Dai porti di Pozzuoli e di Sinuessa partivano decine di migliaia di ettolitri che raggiungevano così i paesi del Mediterraneo e la Gallia.

Con la fine dell’Impero Romano iniziò il declino della viticoltura Campana, fino a giungere al Medioevo, quando si registrò uno dei periodi più cupi per la vite e per il vino in questa regione.

Anche nel periodo Medioevale, comunque, alcuni dei vini Campani conobbero un discreto successo. Già nel 1300 la spiccata acidità dell’Asprinio mostrò le sue potenzialità nella produzione di vini spumanti, e nel 1700 molti commercianti arrivavano fino ad Aversa per acquistare le uve da usare per produrre vini con le bollicine.

La fine di questo secolo segnò un nuovo declino dell’enologia Campana. L’oidio e la fillossera arrivarono in Campania molto più tardi che altrove, ma la viticoltura subì comunque danni ingentissimi. La strada della qualità venne imboccata solo a partire dagli anni 1980.

Tra le Denominazioni di Origine del vino in Campania, per molti anni l’imponente Taurasi DOCG era l’unico vino ad essere insignito della DOCG. Dal 2003 gli si è affiancato il Greco di Tufo DOCG e il Fiano di Avellino DOCG.  Nella regione si producono anche interessanti vini IGT, prodotti sia con uve autoctone, che internazionali. Attualmente in Campania vi sono 4 DOCG, 2 per vini banchi e 2 per vini rossi e 14 DOC, affiancate da 10 IGT testimoniano la vocazione enoica della regione, con magnifici vigneti ai piedi del Vesuvio, nelle isole di Ischia (Ischia DOC) e Capri (Capri DOC), nella Penisola Sorrentina (Penisola Sorrentina DOC),in provincia di Caserta (Falerno di Massico DOC)  di Benevento (Aglianico del Taburno o Taburno DOCG, Colli del Sannio (Falanghina del Sannio) del DOC e Sannio DOC) e Valle Caudina. 18 tra DOP e IGP, tra cui 4 solamente per l’Olio Extravergine di Oliva completano il quadro per i prodotti agroalimentari, tra cui citiamo la mozzarella di Bufala Campana DOP, il Pomodoro di San Marzano DOP e il limone di Costa d’Amalfi IGP. 

La Campania è particolarmente ricca di vitigni, in particolare autoctoni, recentemente riscoperti e valorizzati e da cui provengono i vini più interessanti della Campania. Fra i vitigni a bacca bianca autoctoni della Campania si ricordano: l’Asprinio, la Falanghina, il Fiano, il Greco, la Coda di Volpe, il Pallagrello bianco, il Biancolella e la Forastera.

Tra i vitigni autoctoni a bacca nera, l’Aglianico, al quale si uniscono il Piedirosso (detto Per’e Palummo, ossia Piede di Colombo), lo Sciascinoso, il Pallagrello nero e il Casavecchia. Quest’ultimo vitigno, dimenticato per anni e recentemente riscoperto con ottimi risultati, è un’uva dalle eccellenti qualità capace di produrre vini rossi di estrema eleganza e riccamente colorati, avendo un contenuto in antociani superiore a quello dell’Aglianico.

La Barbera e il Sangiovese sono i vitigni più coltivati tra quelli non originari della regione.

La Campania è particolarmente ricca di vitigni, in particolare autoctoni, recentemente riscoperti e valorizzati e da cui provengono i vini più interessanti della Campania. Fra i vitigni a bacca bianca autoctoni della Campania si ricordano: l’Asprinio, la Falanghina, il Fiano, il Greco, la Coda di Volpe, il Pallagrello bianco, il Biancolella e la Forastera.

Tra i vitigni autoctoni a bacca nera, l’Aglianico, al quale si uniscono il Piedirosso (detto Per’e Palummo, ossia Piede di Colombo), lo Sciascinoso, il Pallagrello nero e il Casavecchia. Quest’ultimo vitigno, dimenticato per anni e recentemente riscoperto con ottimi risultati, è un’uva dalle eccellenti qualità capace di produrre vini rossi di estrema eleganza e riccamente colorati, avendo un contenuto in antociani superiore a quello dell’Aglianico.

La Barbera e il Sangiovese sono i vitigni più coltivati tra quelli non originari della regione.