La Croazia è fin dai tempi antichi una regione a forte vocazione vitivinicola. Il territorio Croato si presta in maniera perfetta all’impianto e alla coltivazione della vite.

La vite viene coltivata in Croazia sia nell’entroterra collinare che sul litorale. Le diverse tipologie dei vini prodotti in Croazia coprono una vasta gamma, dal quelli freschi e fruttati a quelli persistenti e ricchi di corpo.

Tra i vini bianchi (Bijelo) croati più famosi troviamo ad esempio il Gravina, la Kraljevina, il Plavec Zuti, il  Sauvignon di Medimurje, il Vugava, il Gkr e la Malvasia di Dubrovnik.

Il Prošek è un vino da dessert dalmata ottenuto da uve appassite, simile al Vin Santo italiano.

Tra i vini rossi (Crno), interessanti sono quelli che si ricavano dalle uve di Plavac Mali, come il Dingač e il Postup. Diffusi nell’entroterra il Pinot Nero, il Cabernet Sauvignon e il Merlot.

La viticoltura in Croazia esisteva centinaia di anni prima della nascita dell’Impero Romano. Il vero inizio della coltivazione della vite e della produzione vinicola è legato ai Greci, che arrivarono sulla costa croata nel V secolo a.C. Sotto l’ Impero Romano la produzione vinicola conobbe una importante crescita, diventando nel contempo più organizzata.

Sacerdoti e monaci continuarono poi la produzione di vino fino al XV secolo, quando i Turchi ottomani imposero severe leggi anti-alcol come parte della nuova legge islamica. Le tradizioni della chiesa cattolica che coinvolgono il vino, nella liturgia, hanno salvato la produzione locale dalla completa estinzione, poiché anche sotto l’impero Ottomano veniva permesso di continuare a produrre vino per i servizi ecclesiastici.

Nel XVIII secolo gran parte della Croazia passò sotto il controllo dell’Austria, dove la produzione vinicola fiorì tra il XIX e il XX secolo, fino all’arrivo della fillossera, che arrivò nel 1877, portando alla distruzione i vigneti e al collasso dell’economia locale in molte zone.

Sotto il regime comunista jugoslavo la produzione vinicola era centrata in grandi cooperative e la proprietà privata dei vigneti era scoraggiata, privilegiando la quantità sulla qualità. La guerra dei primi anni ’90 ha visto ancora una volta distrutti molti vigneti e cantine.

Più di recente, con il ritorno ai piccoli produttori indipendenti, i vini croati sono tornati ancora una volta in competizione con il migliore mercato mondiale del vino.

Recentemente in Croazia sono stati istituiti standard simili a quelli europei per garantire la qualità del prodotto finale. La categoria di appartenenza deve venire chiaramente indicata sull’etichetta:

  • Vrhunsko Vino: vino di qualità Premium
  • Kvalitetno Vino: vino di qualità
  • Stolno Vino: vino da tavola

Inoltre i vini possono beneficiare di una denominazione di origine geografica, la cui definizione diventa più rigida per le classificazioni di qualità superiore.

Un vino di qualità premium con marchio di origine geografica deve soddisfare i criteri del disciplinare in termini di composizione ampelografica, zona di produzione e caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche. Se il vino porta il nome del vitigno, deve avere almeno l’85% nel contenuto della varietà indicata.

I vini d’annata Arhiv devono essere sottoposti a un periodo di affinamento aggiuntivo, per complessivi 5 anni dopo la vendemmia, di cui almeno 3 anni in bottiglia.

Dal punto di vista del contenuto in zuccheri residui, la classificazione è:

  • Suho: asciutto
  • Polusuho: semi-secco
  • Slatko: dolce

Si coltivano molte varietà di uva internazionali, ma specialmente nelle aree più esterne o nelle condizioni di coltivazione più estreme prevalgono i vitigni autoctoni. Alcuni di questi, pur essendo localmente molto noti, rimangono relativamente sconosciuti al di fuori del paese. Uno di questi è Plavac Mali, coltivato in Dalmazia, che sembra derivare dal Primitivo–Zinfandel.

Il vino bianco in Croazia rappresenta circa due terzi della produzione totale. La Grasevina (Riesling Italico) è stato a lungo il preferito tra quelli a bacca bianca, assieme alla Malvasia Istriana e a varietà locali come la Bogdanuša, Grk e Posip, Skrlet, Kraljevina, Rukatac e il Vugava (simile al Viognier della Valle del Rodano). I vitigni internazionali a bacca bianca più popolari in Croazia sono lo Chardonnay, il Sauvignon, il Pinot Grigio e il Riesling Renano.

Le uve a bacca nera più coltivate sono un mix di varietà autoctone e internazionali, tipo il Terrano dell’Istria, e il Plavac Mali. Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Merlot sono le varietà internazionali più comuni.

Dopo l’adesione della Croazia all’UE, l’area geografica della viticoltura è stata divisa in tre regioni:

  1. Croazia continentale orientale, suddivisa nelle sottoregioni Danubio Croato e Slavonia.
  2. Croazia continentale occidentale, suddivisa nelle sottoregioni Moslavina, Prigorje-Bilogora, Zagorje, Medjimurje, Plesivica, Pokuplje.
  3. Croazia costiera, suddivisa nelle sottoregioni Istria, Dalmazia settentrionale, Entroterra dalmata, Dalmazia centrale e meridionale.