Fino al secolo scorso i vini israeliani, prodotti secondo i dettami Kosher, erano consumati quasi solo durante le funzioni religiose e le festività tradizionali.

Ora, la filosofia produttiva dei vini israeliani si ispira soprattutto a quella francese, con vini rossi da monovitigno o blend bordolesi invecchiati in barrique e vini bianchi elaborati in acciaio fatta eccezione di qualche Chardonnay d’alta fascia invecchiato in legno.

Anfore per la conservazione ed il trasporto del vino risalenti a 5 mila anni fa pongono la Terra Santa come uno dei luoghi dalla più antica tradizione vitivinicola. Con il passare dei secoli la centralità del vino divenne ancor più rilevante ottenendo un significato religioso che aiutò il suo sviluppo. Massimo splendore fu nel periodo indicato tra il “Primo e il Secondo Tempio”. 

Questi punti di riferimento fondamentali per gli Ebrei rappresentano i secoli dal Regno di Salomone, fino al Secondo Tempio, momento storico che indica il rientro del popolo ebraico dall’esilio babilonese e quindi la ricostruzione del Tempio.

Durante il periodo romano e bizantino, la Giudea e le città portuali di Ashkelon e Gaza divennero vitali centri per il vino. Questo splendore incontrò però il suo declino durante il dominio musulmano in Terra Santa, poiché l’alcool fu bandito. Tra il XII e il XIII secolo, i crociati provarono a reimpiantare le viti ma fu più semplice importare vino dall’Europa.

Per parlare di vino in Israele dobbiamo ora attendere fino al XIX secolo. Moses Montefiore, un noto filantropo ebreo, durante i suoi numerosi viaggi in Terra Santa provò ad incoraggiare la popolazione a dedicarsi all’agricoltura in generale ed anche alla vite giacché vedeva questo ritorno alla terra come un indirizzo positivo. Accolse il suo appello Rabbi Itzhak Shorr che nel 1848 fondò una cantina a Gerusalemme. L’iniziativa fu poi seguita e ampliata da Rabbi Abraham Teperberg nel 1870. Egli non solo fondò una nuova cantina ma decise di realizzare una scuola di agricoltura nei pressi di Giaffa.  

Furono i primi a piantare le varietà europee ed in particolar modo i vitigni internazionali oggi più diffusi. Da qui nacque un circolo virtuoso per la viticoltura: la maggior parte dei diplomati divennero, infatti, attivi viticoltori. Un ruolo importante lo giocò Edmond de Rothschild, il Barone proprietario dello Chateaux Lafite di Bordeaux. Fondò la storica cantina Carmel nel 1882 e finanziò iniziative vitivinicole in Terra Santa sperando che diventasse il cuore produttivo dei vini Kosher per gli ebrei di tutto il mondo. Un’ondata di caldo, però, bruciò il primo raccolto, e l’arrivo della fillossera non migliorò le cose. E l’inquieto periodo storico, mettendo limiti ai mercati principali nel corso degli anni come, ad esempio, la Russia con la Rivoluzione Russa e più avanti il proibizionismo in America, complicarono le cose.

Negli anni successivi si vide la nascita di numerose aziende, ma non si può certo parlare di un’economia del vino florida. Il vero boom e la crescita si devono ad un professore di enologia della California University, Cornelius Ough, che ebbe semplicemente un’intuizione: giungendo in Terra Santa, e guardandosi attorno, indicò il territorio del Golan Hights per clima, altura e posizione il più vocato. Da lì la rivoluzione!

Siamo agli inizi degli anni 70; qualche anno dopo furono piantate le prime viti e nel 1983 i primi vini della cantina “Golan Heights” furono in commercio. Questa cantina viene, infatti, indicata come la forza trainante che spianò la strada alla moderna produzione vitivinicola. Così comincia la storia recente e il pieno fermento della viticoltura in Israele.

Il vino kosher, per essere considerato kosher, un vino può essere manipolato solo da ebrei osservanti dal momento in cui l’uva viene pigiata. Se, invece, il vino viene bollito o pastorizzato, può successivamente essere maneggiato da chiunque senza perdere il suo status di kosher.

Inoltre, il vino kosher non può contenere ingredienti non kosher o agenti chiarificanti come colla di pesce, gelatina o caseina. Sebbene non tutto il vino israeliano sia kosher, praticamente tutti i grandi produttori in Israele hanno la certificazione kosher.

Oggi in Israele, l’industria vinicola produce principalmente vitigni francesi importati alla fine del XIX secolo.

Le varietà più piantate includono Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot e Sauvignon Blanc; mentre le varietà emergenti che di recente sono aumentate di popolarità, includono Cabernet Franc, Gewurztraminer, Moscato Canelli, Riesling e Syrah.

Altre varietà piantate in misura significativa includono Emerald Riesling, Moscato d’Alessandria e Argaman.

Il vino israeliano è prodotto in cinque regioni:

  1. Galil (Galilea, includendo il Golan Heights), la regione più vocata alla viticoltura per l’elevata altitudine, le brezze fresche, gli sbalzi termici diurni e notturni e i terreni ricchi e ben drenati
  2. Judean Hills, che circonda la città di Gerusalemme
  3. Shimshon (Sansone), situato tra le colline della Giudea e il Pianura costiera
  4. Negev, a semi arido regione desertica, dove irrigazione a goccia ha reso possibile la coltivazione della vite
  5. Sharon Plain, vicino al Mediterraneo costa e appena a sud di Haifa, che circonda le città di Zichron Ya’akov e Binyamina, è la più grande area di coltivazione della vite in Israele.