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Vini Indiani

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L’India non ha una cultura del vino, e per di più, la bevanda è talmente estranea alla sua società da essere considerata un bene di lusso, così tanto da venire pesantemente tassata. In quattro stati indiani gli alcolici sono completamente proibiti, e in altri ancora sono soggetti a restrizioni molto dure. La pubblicità di bevande alcoliche è vietata in tutta la nazione e l’età legale per bere è di 25 anni. Il tutto è poi rinforzato dal divieto di tipo religioso che investe una parte della popolazione.

Ciononostante, il mercato è in crescita, a causa delle influenze internazionali e della crescita classe media, mostrando un interesse maggiore per il vino di importazione, relegando il vino locale ad un ruolo secondario. Bere vini francesi ed italiani è una scelta di stile, soprattutto per la popolazione ricca, che si sente sminuita a scegliere vini indiani.

La coltivazione dell’uva e la vinificazione in India risalgono all’età del bronzo, quando i commercianti persiani portarono la pratica nella regione. Ben presto divenne comune in tutta la zona trovare vino ottenuto da uve o bevande di cereali fermentati. La vinificazione era diffusa sotto il dominio britannico durante il XIX secolo.

Tuttavia, la fillossera all’inizio del XX secolo, insieme alla disapprovazione del governo, ha quasi spazzato via l’industria.

La produzione di vino è tornata in India negli anni ’80, insieme a una classe media in crescita che si è interessata maggiormente ai beni di lusso e ai pasti fuori casa. La maggior parte del vino consumato è domestico, poiché la tassa sul vino importato in India è del 150 percento.

L’India, come membro di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ha emanato il Legge sulle Indicazioni Geografiche delle merci nel 2003, che definisce con la sigla GI la corrispondenza con una specifica posizione geografica o origine.

Sebbene Bangalore Blue e Bangalore Purple siano uve autoctone indiane, sono degli ibridi con un gusto particolare e li rendono adatti solo per vini di livello basso.

Le quattro varietà più significative in termini di quantità prodotta sono: Sauvignon Blanc, Chenin Blanc, Cabernet Sauvignon e Shiraz.

Il resto delle uve coltivate in India è classificato in tre gruppi in base alla loro origine: francese, italiano e altre varietà. Questi includono Viognier e Malbec, che mostrano un grande potenziale, e Chardonnay e Pinot Nero, che faticano a produrre quantità commercialmente valide. Tra le varietà italiane il Sangiovese sta diventando sempre più diffuso, mentre altre varietà includono Riesling e Tempranillo.

Molte delle regioni vinicole dell’India rientrano anche nella fascia del clima tropicale. I vigneti vengono quindi piantati ad altitudini maggiore, lungo i pendii e le colline per beneficiare di aria più fresca e una certa protezione dal vento. L’altitudine dei vigneti dell’India varia in genere da circa 200 m nel Karnataka, 300 m nel Maharashtra, 800 m lungo le pendici del Sahyadri e a 1000 m nel Kashmir.

Due sono le principali regioni vitivinicole indiane: Nashik nello Stato di Maharashtra, la quale produce l’80% del vino indiano e ospita quasi la metà delle cantine operanti nel Paese e Nandi Hills in Kamataka.

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